Qualche giorno fa stavo barboneggiando in rete, quando trovai un ebook.
Un ebook di uno di quei personaggi che pontificano sulla scrittura, o meglio, pontificavano.
Nello specifico, uno di quelli che avevano già pubblicato qualcosa e quel qualcosa era cosi pessimo che è sparito dai radar.
L'ebook non lo comprai, non dopo la prima esperienza, ma lessi i commenti al racconto e due mi colpirono in particolare.
Il primo, di un lettore anonimo, che esponeva pacatamente ogni cosa che gli era sembrata inadatta e fuori luogo.
Con tono gentile, deluso, quasi, dal fatto che non gli fosse piaciuto.
E pensai che, se i commenti dei lettori fossero stati tutti cosi, sarebbe una cosa migliore.
Un appunto, in particolare, mi colpì. (Non tanto per l'appunto in se, quanto per il commento di un altro a questo appunto).
L'appunto era che, secondo lui, i personaggi tratteggiati nelle storie del proprietario di quel blog erano tutti uguale, avevano tutti le stesse caratteristiche.
Nello specifico erano cinici, stronzi probabilmente.
Cosa che sembra andare di moda anche tra le persone reali, definirsi stronzi pensando sia un pregio.
Il che può essere un limite dell'autore, che non è capace di scrivere personaggi diversi da quelli, o una scelta, perchè gli piacciono quei personaggi lì.
Resta, però, un diritto del lettore dire che è stanco di vedere personaggi tutti uguali.
La risposta dello scrittore può essere dalla pacata "A me piacciono questi personaggi, quindi li caratterizzo così" alla meno pacata "Se non ti piacciono i miei personaggi vai a leggere altro".
La cosa assurda, in questo caso, è l'arrivo di un difensore, un fan idolatrante, che giustifica questa scelta come "Stile letterario".
Tutti ridono. Ovviamente.
Lo stile, in letteratura, è un insieme di tratti formali che caratterizza il linguaggio di un autore o di un'opera e che risulta da una scelta consapevole che si allontana dall'uso o dalla norma corrente.
E' una scelta che riguarda la lingua, la retorica, grammaticalmente strutturale, una scelta che va a toccare la coesione linguistica di un'opera, non la sua coerenza interna.
Il creare solo personaggi stronzi non è stile letterario, è una scelta o una necessità dovuta all'incapacità di tratteggiare altri tipi di personaggi.
E se non sai creare altri personaggi oltre a quelli cinici e stronzi è ovvio che prima o poi qualcuno te lo fa notare e tu, autore, dovresti dare una spiegazione. O non darla.
Di certo non dovresti far parlare persone che non sanno quello che dicono, mettendo in imbarazzo te e la tua opera.
Nel caso specifico, mettendola in imbarazzo più di quanto lo fosse già stata messa.
Un ebook di uno di quei personaggi che pontificano sulla scrittura, o meglio, pontificavano.
Nello specifico, uno di quelli che avevano già pubblicato qualcosa e quel qualcosa era cosi pessimo che è sparito dai radar.
L'ebook non lo comprai, non dopo la prima esperienza, ma lessi i commenti al racconto e due mi colpirono in particolare.
Il primo, di un lettore anonimo, che esponeva pacatamente ogni cosa che gli era sembrata inadatta e fuori luogo.
Con tono gentile, deluso, quasi, dal fatto che non gli fosse piaciuto.
E pensai che, se i commenti dei lettori fossero stati tutti cosi, sarebbe una cosa migliore.
Un appunto, in particolare, mi colpì. (Non tanto per l'appunto in se, quanto per il commento di un altro a questo appunto).
L'appunto era che, secondo lui, i personaggi tratteggiati nelle storie del proprietario di quel blog erano tutti uguale, avevano tutti le stesse caratteristiche.
Nello specifico erano cinici, stronzi probabilmente.
Cosa che sembra andare di moda anche tra le persone reali, definirsi stronzi pensando sia un pregio.
Il che può essere un limite dell'autore, che non è capace di scrivere personaggi diversi da quelli, o una scelta, perchè gli piacciono quei personaggi lì.
Resta, però, un diritto del lettore dire che è stanco di vedere personaggi tutti uguali.
La risposta dello scrittore può essere dalla pacata "A me piacciono questi personaggi, quindi li caratterizzo così" alla meno pacata "Se non ti piacciono i miei personaggi vai a leggere altro".
La cosa assurda, in questo caso, è l'arrivo di un difensore, un fan idolatrante, che giustifica questa scelta come "Stile letterario".
Tutti ridono. Ovviamente.
Lo stile, in letteratura, è un insieme di tratti formali che caratterizza il linguaggio di un autore o di un'opera e che risulta da una scelta consapevole che si allontana dall'uso o dalla norma corrente.
E' una scelta che riguarda la lingua, la retorica, grammaticalmente strutturale, una scelta che va a toccare la coesione linguistica di un'opera, non la sua coerenza interna.
Il creare solo personaggi stronzi non è stile letterario, è una scelta o una necessità dovuta all'incapacità di tratteggiare altri tipi di personaggi.
E se non sai creare altri personaggi oltre a quelli cinici e stronzi è ovvio che prima o poi qualcuno te lo fa notare e tu, autore, dovresti dare una spiegazione. O non darla.
Di certo non dovresti far parlare persone che non sanno quello che dicono, mettendo in imbarazzo te e la tua opera.
Nel caso specifico, mettendola in imbarazzo più di quanto lo fosse già stata messa.